Terzo settore, come si individua la nozione di interesse sociale?

Il Ministero del lavoro con la nota 11379 del 7 agosto, rende pubblico il parere espresso lo scorso 5 luglio dal Consiglio nazionale del terzo settore investito della questione relativa alla nozione di “interesse sociale” in seguito ai numerosi quesiti giunti in tal senso al dicastero medesimo.
Vediamo i contenuti del parere.

Interesse generale e interesse sociale

La nozione di interesse generale, nelle sue tre modalità dell’interesse diffuso (riferito a categorie o gruppi di persone indeterminati ma individuabili per il proprio status), dell’interesse collettivo (riferito a categorie o gruppi omogenei e individuabili a priori) e dell’interesse sociale (che porta un beneficio sociale), può non coincidere con quella di interesse sociale e la presenza o meno di tale ultimo requisito è invece di fondamentale importanza.

Come noto, infatti, l’art. 5 del Codice del Terzo settore, perché una attività sia dichiarata di interesse generale richiede uno specifico elemento rinvenibile nel suo essere anche di interesse sociale ad esempio:

  • nelle attività culturali di interesse sociale con finalità educativa;
  • nella ricerca scientifica di particolare interesse sociale;
  • nell’organizzazione e gestione di attività culturali, artistiche e ricreative di interesse sociale;
  • nell’organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale.

Attività culturali di interesse sociale con finalità educativa

Rientrano in tale fattispecie le attività:

  • rivolte agli associati e familiari;
  • rivolte ai giovani per il conseguimento del titolo di studio o della qualifica professionale;
  • rivolte ai lavoratori da riqualificare;
  • rivolte ai soggetti appartenenti a categorie fragili, emarginate o disagiate e/o alle famiglie e alle reti sociali di tali soggetti;
  • rivolte ai volontari e ai lavoratori degli ETS e degli enti pubblici e privati;
  • rivolte a persone che intendano impegnarsi nelle attività degli ETS;
  • rivolte ad altri ETS o enti senza scopo di lucro;
  • svolte da ETS nelle materie presenti negli ordinamenti scolastici;
  • svolte da ETS nelle materie di competenza di regioni ed enti locali e, in genere, nell’ambito di rapporti di convenzione, accreditamento o patrocinio con la PA.

Le finalità educative e culturali sono da intendere in una ampia accezione da contestualizzare a contesti, luoghi e culture differenti tra loro, fermo restando che devono comunque svolgere la funzione sociale propria di ogni Ente di Terzo settore.

Sarà onere dell’ente richiamare in sede statutaria le finalità sopra illustrate.

Ricerca scientifica

Nell’ambito della ricerca scientifica è richiesto un particolare interesse sociale, non rinvenibile in qualunque scoperta dell’umanità ma solo in quelle che portano direttamente un beneficio sociale per la collettività con riferimento alla tutela dei principi costituzionali

In tal senso si segnalano:

  • la prevenzione, diagnosi e cura di tutte le patologie dell’essere umano;
  • la prevenzione e la limitazione dei danni derivanti da abuso di droghe;
  • lo studio delle malattie di carattere ambientale;
  • la produzione di nuovi farmaci e vaccini per uso umano e veterinario;
  • la creazione di metodi per aumentare la sicurezza agroalimentare e ambientale a tutela della salute pubblica;
  • la riduzione dei consumi energetici;
  • lo smaltimento dei rifiuti;
  • le previsioni del cambiamento climatico;
  • la prevenzione, diagnosi e cura di forme di emarginazione sociale;
  • il miglioramento dei servizi sociali e sanitari.

Organizzazione e gestione di attività turistiche di interesse sociale, culturale o religioso

Rientrano in questo ambito le attività di organizzazione di viaggi, soggiorni, pellegrinaggi, il cui scopo sia far crescere la persona umana anche con presenza di personale qualificato.

Anche in questo caso le attività volte a raggiungere l’interesse sociale sono da rinvenire nei beneficiari o nelle modalità di erogazione delle stesse; a titolo esemplificativo si segnala:

  • il turismo equo e partecipativo, volto a conseguire una equa remunerazione delle comunità e la costruzione di relazioni positive e consapevoli tra le popolazioni ospitanti ed il turista;
  • il turismo sostenibile, attuato con lo scopo di promuovere la sostenibilità ambientale, la conservazione della biodiversità, l’efficientamento energetico, il contrasto al cambiamento climatico, la riduzione dell’inquinamento;
  • il turismo inclusivo, le cui attività sono fruite in contesti di condivisione partecipata e plurale delle differenze etniche, culturali, religiose, politiche, di genere, psicofisiche, economiche e sociali.