Calcolo APE sociale con contributi in gestioni diverse
La Corte di Cassazione con sentenza 8076 del 27 marzo 2025, ha chiarito che il metodo di calcolo dell’APE sociale deve essere coerente con quello utilizzato per determinare la pensione di vecchiaia.
Il contenzioso è nato dal ricorso dell’INPS contro una decisione della Corte d’Appello che aveva riconosciuto al lavoratore il diritto a un calcolo più favorevole della prestazione.
Il ricorrente, un lavoratore con una carriera contributiva sviluppata in più gestioni previdenziali, aveva richiesto l’accesso all’APE sociale: in particolare, il lavoratore aveva versato contributi sia nella gestione lavoratori dipendenti sia in altre gestioni, accumulando oltre 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, requisito necessario per accedere al calcolo retributivo della pensione.
Secondo il lavoratore, l’importo dell’APE sociale avrebbe dovuto essere determinato con lo stesso metodo utilizzato per il calcolo della pensione ordinaria, ossia il metodo retributivo, che garantisce un assegno previdenziale più elevato rispetto al metodo contributivo.
Tuttavia, l’INPS aveva applicato il sistema del “pro rata”, che prevede una suddivisione dell’importo in base ai periodi contributivi maturati in ciascuna gestione, con il rischio di una riduzione dell’importo finale.
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dell’INPS, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno stabilito che, in presenza del requisito dei 18 anni di contributi entro il 1995, il calcolo deve avvenire con il metodo retributivo, senza applicare la suddivisione “pro quota” proposta dall’INPS.