Anniversario della morte di Marco Biagi: il ricordo, le intuizioni 

Il 19 marzo di 22 anni fa Marco Biagi veniva freddato a Bologna con sei colpi dalle nuove Br. Era un professore di Diritto del lavoro, consulente di vari governi e di vari colori. Aveva chiesto la scorta perché era minacciato ed era diventato, suo malgrado, il personaggio bersaglio delle polemiche roventi sulle nuove regole sul lavoro. Non gli fu concessa la scorta. Così, quella sera, come sempre, tornò a casa in bicicletta – l’amata bicicletta – e gli assassini ebbero gioco facile e vigliacco. Di suo, si diceva socialista e cattolico. Nella follia terrorista era colpevole di riformismo, di quel riformismo pratico, alimentato dall’osservazione e dallo studio delle regole degli altri Paesi, così efficace nella predisposizione delle politiche pubbliche perché poco ideologico e molto legato all’evoluzione di una materia – come è il lavoro – in continua mutazione anche se sempre raccontata con gli schemi ossificati dell’ideologia. Che a tutto sono serviti tranne che a crearlo, il lavoro.

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